OSLO

Falange d’Europa che si protrae verso i ghiacciai, la Scandinavia era, fino a una generazione fa, soprattutto nota per le temperature polari, le lingue gutturali e le aurore boreali. Oggi pero’ tutto cio’ che arriva da lassu’ – dal design al food passando dal fashion – fa tendenza. E’ il fenomeno dello Scandi-cool, che dopo aver investito metropoli come Copenhagen, emerge ora anche a Oslo, capitale della tradizionale Norvegia ricca di petrolio, ma (finora) povera di spunti per i trend hunter internazionali. Grazie a progetti di revival architettonico come quelli del nuovo Museo di Munch, della nuova Biblioteca Deichman e del nuovo Museo Nazionale, che affiancheranno a bordo mare la ormai iconica Opera House; spazi multifunzionali dalla audience multiculturale; e una nuova generazione di ristoranti, bar, e stores innovativi, che rispecchiano la mutazione genetica di questa metropoli sempre piu’ cosmopolita e aperta. “Per anni Oslo e’ stata una citta’ introversa: di recente pero’ la vita cittadina e’ stata trasformata, creando una vera scena culturale urbana, e dinamiche soprendentemente originali “ ci conferma Gunnar B. Kvaran, direttore dell’ Astrup Fearnely Museum, il museo di arte contemporanea che ha piazzato la citta’ sulla mappa degli art lover globali. Il museo e’ il fulcro di Tjuvholmen, una area portuale gentryficata. Che e’ una meta ideale per il “gallery hopping”, grazie a spazi espositivi come la Brandstrup Gallery, dove scoprire artisti norvegesi emergenti come il quarantenne Sverre Bjertnes, la galleria Peter Lund che porta in Norvegia nomi internazionali come Richard Serra, o la Gerhardsen Gerner che rappresenta soprattutto artisti inglesi e tedeschi, e possiede uno spazio anche a Berlino. Oltre a The Thief: un luxury art hotel, dove ammirare una collezione di pezzi di Jeff Koons, Damien Hirst, o Peter Blake curata da Sune Nordgren, gia’ direttore del Museo Nazionale. Nuove atmosfere urbane anche nell’area di Torggata, zona gia’ off-limits di confine fra l’ovest ricco e borghese della citta’ e l’est degli operai e degli immigrati. Attorno alla piazza Youngstorget il quartiere si rinnova, grazie a luoghi come Kulturhuset: un bar, coworking space, sala da giochi – frequentato sia da hipster che da famiglie e vecchiette – che presenta da musica live a djs, eventi, e dibattito politico, mixando low culture a high culture in una nuova ricetta very Oslo. Nella piazza anche Fiskeriet, una “fish boutique” dove acquistare (in estate) bistecche di balena, e gustare un piatto di freschissime ostriche o una zuppa di pesce favolosa. Nei dintorni anche stores di culto come Vintage Gitar – chitarre in stile Sixties e Seventies – caffe’ eclettici come Peloton, dove ci si puo’ far riparare la bici mentre si sorseggia un espresso, e bar della vibrante bar culture della capitale come Torggata Botaniske, dove i cocktail sono elaborati con erbe coltivate in loco. O Himkok, annoverato fra i migliori 50 bar al mondo e accessoriato di una distilleria e di un barbiere, dove i drink si mixano con gin, vodka, o acquavite fatti in casa. Attorno al fiume Akerselva poi, edifici industriali ospitano centri come Doga, uno spazio espositivo di design e architettura norvegese che cela il Funky Fresh, un caffe’ dove il cibo vegano crudista e’ eccellente. O Blå, uno storico club, una istituzione che continuamente si rinnova con concerti di musica jazz, hip-hop, r&b e elettronica, performances e proiezioni; che con l’attiguo Ingensteds, costituisce il fulcro della nightlife della zona. Per indirizzi come il ristorante Maeemo, 3 stelle Michelin, cucina nordica farm-to-table, prezzi vertiginosi e una lista d’attesa di mesi, bisogna spostarsi a ovest, nel centro storico di Oslo. Dove scovare chicche da insider come Camilla’s Hus, il boutique hotel piu’ raffinato della citta’: sette eleganti stanze nella casa ottocentesca, a un passo dal Palazzo Reale, che ospito’ la scrittrice Camilla Collett (e il direttore Mario e’ formidabile). Brands internazionali finora irreperibili in Norvegia (ma anche i gioielli del norvegese Tom Wood) da YME Universe, un concept store che si propone come la versione osloense di Colette a Parigi o Corso Como a Milano. Mentre nel F5 Store, la selezione dei pezzi di designer rigorosamentre locali, e’ curata dai fratelli Benjamin, Emil, e Alexander Marthinsen, loro stessi fashion designer. Per mobili e oggettistica made in Norway, vale la pena di visitare Pur Norsk, una vetrina del miglior design nazionale. La nuova gastronomia norvegese? E’ eco, bio e sostenibile. A rappresentarla al meglio e’ Kolonihagen Frogner, un locale accogliente, dove la birra e’ fatta in casa e la tartare di manzo sopraffina. Un concetto originale invece da Ett Bord, che propone vini naturali e piatti realizzati con materie prime da selezionate fattorie locali: si pranza su unico grande tavolo, in una esperienza conviviale di “social eating”, finora ostica ai norvegesi noti per la loro riservatezza. Una natura schiva, giustificata forse dalle temperature rigide, anch’essa pero’ in via di evoluzione. Per capire la mutazione in corso, consigliato visitare il progetto SALT: che con padiglioni di legno sulla Havnepromenaden (la suggestiva passeggiata lungo il porto) che ospitano da una sauna a un “aqvavit bar”, con conferenze e eventi focalizzati sulla cultura Artica, vuole ricordare agli abitanti della nuova hip Oslo le loro avvincenti radici. Perche’ Oslo si muove verso il futuro, ma senza abbandonare il passato.